n.1 del 8/03/2004

DIRE&FARE
7a Rassegna dell'innovazione nella pubblica amministrazione

 

 

News n.1 del 8.03.2004

E-government
La rete per la crescita della Pa

La società in cui viviamo fa della gestione dell'informazione e della conoscenza il dato saliente del proprio funzionamento. Accedere in maniera efficiente alle informazioni e al sapere è ormai indispensabile per essere inclusi nelle dinamiche che regolano il vivere associato e per vivere pienamente la propria cittadinanza.
Da questo punto di vista le nuove tecnologie, in particolare quelle legate al web, sono uno strumento preziosissimo perché semplificano ed accelerano lo scambio di conoscenza. Internet rappresenta poi una risorsa notevole non solo di notizie, ma anche di modalità di relazione con gli altri. Lo sviluppo del governo elettronico e la promozione della società dell'informazione rappresentano un terreno su cui da tempo si è impegnati nella nostra regione.
Le nuove tecnologie possono infatti rappresentare una leva davvero efficace per migliorare la qualità della vita dei cittadini e il livello della società ma solo se tali tecnologie sono sviluppate secondo quei criteri che permettono a tutti di utilizzarle. Il medesimo strumento, infatti, se non vengono rispettati certi accorgimenti, può trasformarsi da mezzo di integrazione sociale e di crescita democratica a nuova barriera, a elemento di esclusione, di accrescimento cioè di quello che in gergo viene definito il "digital divide".
Il consorzio che governa il Web, il W3C (World Wide Web Consortium) ha lanciato la WAI (Web Accessibility Iniziative) proprio per specificare quelle caratteristiche che nella costruzione di un sito web possono rendere accessibili a tutti le informazioni in esso contenute.
Rispettarle è un dovere e un vantaggio per tutti ed in particolare per la pubblica amministrazione. Le iniziative degli enti locali in tale campo sono tante e valide. Raccogliere i progetti più significativi, confrontare le esperienze, segnalare i punti di criticità che si riscontrano nel cammino verso una società senza esclusi qualitativamente più avanzata, serve a promuovere la crescita di tutti.

Marketing territoriale
Come ti valorizzo la tradizione

La globalizzazione sta ridisegnando la geografia dell'economia mondiale mettendo in crisi equilibri economici consolidati. È proprio di fronte a questo processo di cambiamento che un territorio, se vuol restare protagonista della scena mondiale, deve essere capace di riposizionare il proprio sistema produttivo e di attrarre nuove risorse imprenditoriali. Il marketing territoriale nasce con lo scopo di valorizzare un territorio in modo da renderlo sempre più appetibile ai flussi economici pur mantenendo requisiti come la coesione sociale e la qualità ambientale. Questo tipo di marketing si caratterizza innanzitutto per essere un approccio strategico alla gestione del territorio che cerca di orientare l'offerta territoriale alla sua domanda, ma è anche quell'insieme di strumenti che consentono di raggiungere questo obiettivo. Dal punto di vista operativo il marketing territoriale cerca di offrire agli utenti le migliori condizioni di fruizione del territorio e di comunicare le sue caratteristiche d'attrattiva. È anche un piano che coinvolge a livello sistemico tutti i soggetti locali e che favorisce la realizzazione di quelle azioni che né l'intervento di governo pubblico né il comportamento spontaneo degli stakehokders possono fare; inoltre, si articola in vari livelli in funzione del segmento di "prodotto-mercato" cui si fa riferimento e del tipo di soggetto che gestisce questo programma. Il marketing territoriale è, dunque, un'attività importante tanto che la regione Toscana ha sentito l'esigenza di inserirlo nelle sue attività. Nel 2003, per la prima volta, il Docup obiettivo 2 ha previsto un intervento specifico per finanziare i Piani operativi locali contenenti iniziative di marketing territoriale di cui Toscana promozione e le amministrazioni provinciali sono i principali attori. In particolare le province elaborano i piani, finanziati dal Docup, e si pongono come soggetti di riferimento per la concertazione con gli attori economici e sociali dello sviluppo.

Bilancio sociale
L'impresa si fa trasparente

C'è voglia di trasparenza, di sapere come le imprese e gli enti pubblici lavorano, di conoscere quali sono i loro valori di riferimento e le priorità che si danno. Si sta affermando insomma una maggior sensibilità dei cittadini-consumatori all'eticità di prodotti e servizi e dei processi con cui questi vengono realizzati. I Toscani possono fregiarsi di un primato in quanto la loro regione è l'area geografica che vanta il maggior numero di aziende in possesso della certificazione etica. Delle 58 imprese italiane che hanno ottenuto la certificazione di responsabilità sociale, 16 sono toscane. La standard etico delle imprese o Social Accountability 8000 delinea il profilo etico di un'impresa, comunicando attenzione e sensibilità al contesto socio-economico in cui opera, capacità di investire in innovazione, di creare lavoro e sviluppo sostenibile, insomma comunicando affidabilità. È quindi in sostanza uno strumento di comunicazione che garantisce ai consumatori il rispetto di linee di condotta coerenti con le aspettative. Parimenti il bilancio sociale, strumento che sempre più spesso viene utilizzato anche dalla pubblica amministrazione, è un mezzo per comunicare la propria missione, i principi a cui ci si ispira, gli obiettivi che sono stati posti e se, e in che misura, sono stati raggiunti. Nel caso degli enti pubblici il bilancio sociale, oltre a rappresentare uno strumento di trasparenza sull'efficacia ed efficienza della gestione amministrativa, diventa una leva per coinvolgere maggiormente i cittadini, per incoraggiarli ad essere soggetti pro-attivi nei confronti delle scelte di chi li amministra. Uno strumento quindi di crescita democratica, che può sicuramente contribuire ad una moderna identità civica. Gli enti locali toscani vantano da questo punto di vista risultati sicuramente incoraggianti, vogliamo qui iniziare a segnalare esperienze in questo campo partendo da quella del Comune di Bagno a Ripoli che è stato inserito fra i trenta finalisti dell'Oscar di bilancio 2003, promosso dalla Federazione Italiana Relazioni Pubbliche.

La finanza locale

Il tema della finanza regionale e locale è un tema sempre molto caldo e di attualità. Le que-stioni finanziarie e i nuovi modelli di finanza decentrata sono decisivi per il governo locale, per la possibilità di garantire i servizi per i cittadini e lo sviluppo delle comunità locali. Sistema delle autonomie, finanza regionale e federalismo fiscale sono infatti uno dei nodi centrali nel dibattito politico ed istituzionale. Oggetto di particolare attenzione da parte della Regione e degli enti locali della Toscana, è ormai acquisita un'intensa attività di concerta-zione sugli atti fondamentali di programmazione e di intervento. Il quadro finanziario della Regione è caratterizzato da elementi di forte precarietà e di diffu-sa incertezza sotto il profilo della disponibilità di risorse da destinare alle politiche regionali. E questo vale anche per le autonomie locali. Alla precarietà e all' incertezza del contesto finanziario per Regioni e enti locali conseguente al ritardo nell'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione sul nuovo assetto della finanza regionale e locale, ed al conseguente blocco dell'autonomia fiscale regionale e locale, si ag-giungono le difficoltà per la tenuta dell'equilibrio dei conti nella sanità, causate dalla man-cata soluzione di fondamentali questioni finanziarie nel rapporto Stato-Regioni e le nuove, pesanti disposizioni contenute nella Finanziaria 2004. Questa situazione ha un impatto dirompente sui bilanci delle Regioni e degli enti locali. Il Paese ha bisogno di rendere concreto il federalismo solidale e unitario che non può che nascere dal confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti: governo, parlamento, regioni, province.

Reti partecipative
Quando la comunità governa sè stessa

Se i partiti non sono più quelli di una volta, la politica continua a vivere e ad appassionare seguendo altre forme. Il modello centralizzato e decisionista di governo ha i giorni contati o, comunque, la ricerca per forme alternative di condivisione delle decisioni che investono la comunità è in crescita continua di anno in anno, di idea in idea. E questo lontano da ogni logica di "poltrone" o "corrente" cui ci ha abituato la politica tradizionale. Il cittadino è sempre meno suddito e sempre più attivo e partecipe di quello che accade nel luogo in cui vive. In Toscana ci siamo abituati: la vitalità dell'associazionismo e della partecipazione politica in senso ampio ha da sempre coinvolto ampi strati della popolazione. Il potere, dai comuni in poi, in questa regione è sempre stato controllato in modo non superficiale da cittadini attenti e sempre pronti (anche troppo) alla critica e alla dissacrazione dell'uomo politico. Questo sta diventando, negli ultimi anni, una pratica condivisa di governance (?), per cui si mette nelle mani di cittadini, comitati e associazioni la costruzione dei piani regolatori o dei bilanci, che diventano così azioni di governo "partecipate". Non è un caso che la prima associazione del Cantiere del Nuovo Municipio che si impegna nella promozione di una politica sempre meno dall'alto sia nato proprio in Toscana, lo scorso novembre nel comune di Empoli.

Comunicazione etica
Costruire uno spazio condiviso e politico

Si è ritornati a parlare di etica della comunicazione, proprio nel momento in cui il bombardamento di informazioni (e comunicazioni) si fa più intenso e invasivo. Sempre più chiaramente ci si rende conto che molti principi anche etici non vengono rispettati nella comunicazione quotidiana, che dimostra uno scarso rispetto per l'utente, una incapacità all'ascolto. In molti oggi si sentono "carne da auditel" e per questo si avverte un bisogno autentico di recuperare principi e regole proprio nella comunicazione. E tutto questo avviene anche se esistono, in molti campi, codici di autoregolamentazione, che sulla carta dovrebbero regolamentare i comportamenti ma che di fatto hanno dimostrato tutta la loro inefficacia. Basterebbe pensare a quello che succedde nel campo della pubblicità. Etica, dunque. Etica nelle cose che si fanno e che si dicono voler fare. Ma per invertire la rotta, per governare processi che sembrano essere scappati di mano, è necessario un cambio di mentalità. È necessario cioè ripensare la comunicazione come atto che crea uno spazio comune, uno spazio pubblico e politico. È necessario, per dirla altrimenti, abbandonare il modello che vede uno che parla (che comunica) e uno che riceve (e subisce la comunicazione). Se allora comunicare significa creare uno spazio comune e condiviso, chi meglio dell'ente pubblico può impegnarsi a realizzarlo? Lì, davanti all'istituzione pubblica, infatti, non c'è un cliente e nemmeno un elettore, ma un cittadino, portatore di diritti e doveri. Proprio per realizzare questo nuovo tipo di comunicazione sono nate delle nuove figure di comunicatori pubblici, così come viene indicato anche dalla legge 150/2000 e dalle successive norme. Si tratta di figure professionali che fanno da tramite tra l'ente pubblico e i cittadini. La sfera pubblica deve saper investire in un rapporto comunicativo che fidelizza, che in pratica coinvolge i cittadini. Un esempio per tutti, la comunicazione sociale.