n. 5 del 31/5/2004

 

News n.5 del 31.5.2004


Architetture per la cultura: intervista all'assessore regionale Mariella Zoppi

Sono ormai vent’anni che gli enti locali stanno intervenendo nel recupero di manufatti di archeologia industriale. Si tratta di una sensibilità che nasce dalla volontà di mantenere memorie e tracce di un passato di vita e di lavoro. Questo recupero di memorie più o meno antiche è già di per sé un’operazione culturale di grande significato ed ha indotto in modo quasi sistematico operazioni di inserimento di attività di spettacolo, espositive e, dunque, in senso lato culturali.
Le architetture in ghisa, i primi esempi di cemento armato o le grandi strutture in laterizio hanno trovato una loro specifica identità storico-artistica che ben si concilia con la volontà di tramandare ambienti ed edifici in modo vivo e coerente, che spesso si identifica anche con una domanda giovanile e comunque di aggregazione socio-culturale.

Da dove nasce questa idea di mettere la Cultura negli edifici recuperati?
Generalmente questi edifici sono contenitori caratterizzati da spazi inconsueti di grandi dimensioni e quindi si prestano ad ospitare attività che vedano una molteplicità di funzioni o la localizzazione di elementi ingombranti o la riunione di molte persone. Questo fa sì che siano perfetti per ospitare locali per spettacoli, musei, biblioteche, spazi per esposizioni temporanee o comunque momenti di accoglienza, di presentazione di oggetti e/o di convergenza di interessi.

Quali sono gli esempi più significativi in Toscana?
Citandone solo alcuni si rischia di fare dei gravi torti, perché questi esempi in Toscana sono numerosi e rilevanti: certamente non possiamo non citare le due Stazioni Leopolde a Firenze e a Pisa, che sono oggi centri di aggregazione per giovani e meno giovani, centri di produzione culturale, sede di esposizioni e spettacoli. Come pure va sottolineato il grandioso progetto di recupero della fabbrica tessile Magnolfi a Prato, sede del museo del Tessuto e, presto, di una splendida biblioteca. E ancora: il cosiddetto “dente” Piaggio a Pontedera, sede del Museo e Fondazione Piaggio, ma anche di spazi destinati ad attività culturali ed universitarie; la Filanda di Forno in comune di Massa, centro espositivo e “porta” del Parco delle Apuane ed, infine, vorrei citare l’edificio del Meccanotessile delle Officine ex-Galileo a Firenze che dovrà diventare un Centro per l’arte contemporanea. E naturalmente dovremo parlare di Piombino, di Follonica…Un capitolo a parte meriterebbero poi i recuperi di altre strutture, come vecchi macelli, mercati o ospedali: per tutti si veda Santa Maria della Scala a Siena.

Gli enti locali con questo impegno valorizzano le risorse del territorio grazie ad eventi spesso messi in rete in tutta la regione. Esiste un osservatorio, ci sono dei dati che possono far capire se questa formula produce dei risultati oppure no?
Un osservatorio legato alle tipologie degli edifici non esiste, ma esistono osservatori con monitoraggi annuali per tipi di attività: biblioteche, musei, spettacolo, arte contemporanea. Sono questi i settori che lavorano in rete e per i quali già da qualche anno facciamo una programmazione degli interventi e degli eventi ed una rendicontazione dei risultati ottenuti. La capacità di lavorare insieme, legandosi in sistemi territoriali, che a loro volta compongono un quadro regionale ci sembra il modo migliore per lo scambio di esperienze ed informazioni e ci ha dato modo di valutare una costante crescita del sistema cultura in Toscana, un sistema che passa dunque anche per le numerose e meritorie operazioni di recupero di edifici industriali dismessi.

La scadenza per l’adesione con tariffe scontate è il 15 giugno.
I moduli per l’adesione completi di tutte le informazioni possono essere scaricati dal sito dire-fare.net.
DIRE&FARE
13-15 ottobre 2004 - Fortezza da Basso - Firenze
Un’iniziativa di Anci Toscana e Anci Umbria
in collaborazione con Regione Toscana
Segreteria: Comunica – Tel. 055/2645261 – [email protected]